Ex Ilva, sette anni di fallimento della politica

Taranto la Florange d'Italia.
arcelor mittal

In nessun Paese al mondo, tanto meno in Europa, esiste uno scudo penale per un’attività industriale che non rispetta normative ambientali, arrecando pertanto danni alla salute della popolazione. Il 26 luglio 2012 veniva sequestrato l’impianto dell’Ilva di Taranto perché, come si leggeva nelle parole del gip, produceva inquinamento e morte. Indagini epidemiologiche successive, realizzate dall’Istituto Superiore di Sanità attraverso lo studio Sentieri, hanno evidenziato come rispetto alla media pugliese l’incidenza dei tumori nei bambini tra i 0 e i 15 anni è del 50% con un 21% di mortalità.

Di tutto ciò, in questi lunghi 7 anni, nessuno si è mai preoccupato e nessuno è stato in grado di costruire progetti di bonifica e messa in sicurezza dell’impianto industriale, come è stato fatto in tanti altri Paesi europei di fronte a impianti inquinanti.

Quando il gruppo indiano Mittal rilevo il francese Arcelor, l’allora Presidente della Repubblica francese, François Hollande, fu costretto a emanare la cosiddetta legge Florange per proteggere gli impianti siderurgici dalle delocalizzazioni che, in quel caso, comportarono un accaparramento di acciaio considerato che l’acciaieria della città francese venne chiusa.

Oggi apprendiamo che Arcelo-Mittal ha inviato una lettera di ritiro dall’acquisto di Ilva a causa dello scudo penale e del ruolo dei giudici. In realtà, queste affermazioni non rappresentano altro che un alibi. Come abbiamo più volte avuto modo di constatare, l’immunità non è mai stata eliminata: la decisione di Arcelor-Mittal è dovuta, con ogni evidenza, al mutamento delle condizioni del mercato dell’acciaio e alla necessità di tutelare gli altri stabilimenti europei del gruppo, con le quote di acciaio che ne deriveranno. In Italia, i magistrati fanno il loro dovere che è quello di perseguire reati e tutelare, in questo caso, la salute delle persone laddove le istituzioni non svolgono la loro funzione. Lo scudo penale non esiste da nessuna parte.

La responsabilità di questo disastro è dei Governi italiani che si sono succeduti negli anni e che non sono stati in grado di costruire un percorso reale di conversione dello stabilimento siderurgico di Taranto, cosa che, in sette anni, sarebbe stata possibile, come avvenuto a Duisburg e nel bacino carbonifero della Ruhr, dove oggi l’inquinamento è stato sconfitto e l’occupazione rilanciata. Lo stesso Salvini, che ora si erge a paladino del mantenimento dei livelli occupazionali, è anch’egli tra i responsabili di questo sfascio, considerato che neanche il suo Governo si è mai posto il problema della tutela dell’ambiente, della salute dei cittadini e del lavoro, limitandosi ad approvare provvedimenti che, paradossalmente, la stessa Arcelor-Mittal oggi contesta.

C’è poco da prendersela con lo scudo penale in un Paese civile: chi compie un reato, in particolar modo contro la salute, va perseguito. Pensare che in Italia si possa tornare al Medioevo è francamente inaccettabile.

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