Alla luce di quanto successo ieri in Comitatone, riteniamo che il massimo organo che sovrintende alla salvaguardia di Venezia e della sua Laguna avrebbe dovuto cercare una verifica in tempi rapidi della effettiva situazione progettuale e realizzativa, soprattutto di alcune lacune tecniche emerse in questi ultimi anni sul progetto MOSE.
È una priorità evitare che tra due anni, a conclusione degli interventi (sempre che siano rispettati i tempi), ci troviamo ancora con un’opera ancora indefinita e inadatta ad affrontare la situazione emergenziale di alte maree cui Venezia è sottoposta anche in queste ore, anche per l’innalzamento dei livelli marini causati dai cambiamenti climatici in corso. Garantire ancora un flusso di finanziamenti al Consorzio Venezia Nuova non è per niente una garanzia, visti gli antefatti.
Riteniamo altresì significativo cercare di allargare lo sguardo ad altri interventi diffusi di salvaguardia come sembra emerso in sede di Comitatone, anche riprendendo la manutenzione urbana di Venezia.
Vorremmo però che fosse recuperata per intero la visione sistemica di conservazione dell’ecosistema lagunare, che fa da contorno a Venezia, ponendo maggiore attenzione anche agli aspetti naturalistici di questa area naturale: serve mettere mano a un Piano di Recupero Morfologico della Laguna che affronti in modo radicale le cause del dissesto idraulico e dell’eccessiva profondità dei fondali lagunari. Occorre in questo senso affrontare con misure di lungo periodo la questione della portualità, cercando di prendere seriamente in considerazione ipotesi diverse da Porto Marghera per la crocieristica, che sposterebbero solo il problema, ma sempre dentro la Laguna in cui si trova Venezia.
Riteniamo, infine, indispensabile ripristinare al più presto il Magistrato alle Acque e, con esso, un controllo pubblico della salvaguardia di Venezia e della sua Laguna, rivedendo le competenze del Consorzio Venezia Nuova che ha dimostrato di non funzionare – anche per altre cose che non riguardano strettamente il MOSE – e ha, di fatto, messo a rischio Venezia e le popolazioni lagunari durante l’acqua granda del 12 novembre.