La crisi del petrolio insieme alla crisi economica causata dalla pandemia da malattia Covid-19, che scenari aprono per il futuro energetico del nostro paese? Le energie rinnovabili avranno uno stop o al contrario sarà l’occasione per accelerare verso la conversione ecologica necessaria per dare anche una risposta a future pandemie?
C’è un legame tra crisi energetica e pandemia perché per aiutare l’economia ad uscire dalla profonda recessione in cui si trova causata dalla malattia Covid-19, l’energia avrà un ruolo importante insieme a nuovi investimenti strategici in infrastrutture pubbliche come la sanità, il welfare, i trasporti e la digitalizzazione.
Il 21 aprile il costo del barile di West Texas Inytermediate (WTI), punto di riferimento per il petrolio statunitense, è sceso a meno di 37,63 $ un record storico, in pratica chi vendeva pagava chi acquistava. Si sono così aperti nuovi scenari sulle politiche energetiche globali che rappresentano il motore dell’economia del mondo.
Alcune settimane prima Patrick Pouyanné, amministratore delegato del colosso petrolifero francese Total, consegnava ai suoi circa 100.000 dipendenti un videomessaggio sul futuro energetico. Il prezzo del petrolio era crollato, e non aveva ancora raggiunto la quotazione negativa e il Ceo di Total, pallido in viso parlando dalla Tower di Parigi, diceva: “si è dimezzato il prezzo delle nostre azioni”, e per arrestare l’emorragia, per il 2020 si dovrà ridurre la spesa in conto capitale di oltre il 20% e triplicare i tagli previsti per le spese operative e sospendere i riacquisti di azioni.
La guerra dei prezzi del petrolio tra Russia, Arabia Saudita, nonostante l’accordo Opec di tagliare la propria produzione di 3 milioni di barili al giorno a partire da maggio, e la pandemia provocata da Covid 19 con i lockdown che si sono decisi in tutto il mondo che hanno coinvolto circa 4 miliardi di persone, hanno determinato il collasso del prezzo del greggio aprendo un problema che riguarda anche il suo stoccaggio.
Per comprendere la portata del cambiamento in corso prendiamo a esempio la società Netflix, che commercializza video in streaming, che oggi capitalizza 186 miliardi di dollari, uno in più del colosso petrolifero Exxon Mobil, mentre Tesla, che produce auto elettriche, capitalizza 136 miliardi di dollari, stessa cifra che realizza un’importante compagnia petrolifera come la Shell.
La riduzione del traffico, dei trasporti, il quasi blocco del traffico aereo rende incerto il futuro dell’approvvigionamento energetico derivante dal petrolio e questo lo sanno anche i produttori e molte società hanno annunciato che non continueranno le estrazioni e l’apertura di nuovi pozzi, come la società Glencore che ha rinunciato del tutto a estrarre petrolio in due giacimenti del Ciad.
La crisi del petrolio ha anche determinato delle conseguenze negative sugli istituti finanziari, bancari, gestori patrimoniali e fondi pensione perché è alta l’esposizione dei loro portafogli verso i prodotti petroliferi, con il rischio che il perdurare di questa crisi del greggio possa prolungare o aggravare le loro situazioni di bilancio con conseguenze negative sugli investimenti dei piccoli risparmiatori.
Quando si comincerà a uscire dalla crisi generata dalla pandemia sarà importante che i governi non siano distratti dal petrolio a buon mercato e indirizzino gli investimenti e incentivi verso opzioni energetiche coerenti con il raggiungimento degli obiettivi dell’accordo sul clima di Parigi. In Italia ogni anno sono erogati 19 miliardi di euro di sussidi pubblici alle fonti fossili mentre il piano energetico voluto dai ministri Di Maio/Patuanelli è incredibilmente inadeguato a raggiungere gli obiettivi sulle rinnovabili posti dall’Europa.
La pandemia da COVID-19 ha radicalmente modificato il modo in cui viviamo, lavoriamo e le relazioni sociali.
Prendiamo, per esempio, il successo delle riunioni video via web. Perché dopo la pandemia, dovremmo volare in un’altra città per un paio d’incontri di un’ora, o attraversare una città in auto quando il risultato operativo di una riunione online è identico e ci consentirebbe di essere più efficienti?
Pensiamo allo smartworking: verrà trascurata o implementata questa modalità di lavoro che consentirà a milioni di persone di lavorare da casa non utilizzando la propria auto per recarsi al lavoro?
Queste sole due scelte ridurrebbero drasticamente l’impatto energetico da idrocarburi e i costi economici e sociali rappresentati dall’inquinamento che secondo i dati dell’agenzia europea per l’ambiente causano 76.000 decessi ogni anno nel nostro paese e un danno economico tra i 47 e i 142 miliardi di euro l’anno.
Per una guida al futuro, possiamo guardare indietro ai principali eventi dirompenti nella storia del mondo e valutare lo stato dell’energia prima e dopo. Le guerre, le crisi finanziarie, i disastri naturali e l’improvviso degrado ambientale hanno storicamente condizionato le politiche energetiche. Poi dobbiamo considerare la geopolitica. Negli ultimi 100 anni abbiamo avuto più incidenti internazionali, conflitti, e vittime provocate dalle guerre e dall’inquinamento da petrolio rispetto alle pandemie.
Un decennio dopo la crisi finanziaria del 2009 l’energia solare ed eolica sono diventate concorrenti nel mix energetico mondiale. La capacità di generazione di energia rinnovabile in tutto il mondo è aumentata di 176 GW nel 2019, di cui il 54% prodotta in Asia, mentre l’energia solare ha la quota maggiore pari a 98 GW secondo l’International Renewable Energy Agency.
Pensare che la crisi economica e del petrolio possa arrestare la conversione dell’industria automobilistica verso l’auto elettrica è sbagliato perché un pezzo importante della rinascita economica del dopo Covid sarà rappresentato dagli investimenti nelle reti come le telecomunicazioni, l’elettricità intelligente e l’autoproduzione capillare di energia pulita e ad esempio l’arrivo delle auto Full Hybrid, Plug-in, elettriche e a idrogeno sarà accelerato dalla crisi che stiamo vivendo.
Il governo può ancora permettersi di non lavorare per garantire una sicurezza energetica, anche strettamente legata al perseguimento degli obiettivi nel contrasto al cambiamento climatico, che ci salvaguardi dai conflitti geopolitici, sempre più frequenti, legati al petrolio?
Siamo a un bivio: dobbiamo scegliere tra conservazione e modernizzazione. La seconda è l’unica strada per rilanciare economia, creare occupazione, migliorare la qualità della vita e tutelare la salute.
Angelo Bonelli, su HaffingtonPost