È nato il Comitato scientifico dei Verdi

Il Comitato scientifico nasce come una struttura inedita che, decisa a seguito dell’Assemblea nazionale di dicembre 2018, richiede di precisare compiti, composizione, obiettivi. Come coordinatrice, ritengo opportuno, dopo essermi...

Il Comitato scientifico nasce come una struttura inedita che, decisa a seguito dell’Assemblea nazionale di dicembre 2018, richiede di precisare compiti, composizione, obiettivi.

Come coordinatrice, ritengo opportuno, dopo essermi consultata con il gruppo di coordinamento (Armellini, Brunori, Arciprete, Boem, Lasso), sottolineare alcuni aspetti su cui è ovviamente aperta la discussione.

Il Comitato scientifico deve svolgere un ruolo di approfondimento di tematiche che sono prioritarie per la politica dei Verdi, vale a dire tutto ciò che possiamo ricondurre alla “sfida ecologica”; ma anche un ruolo di informazione diffusa, collegandosi con le istituzioni rilevanti (scuola, università, associazioni culturali), dato il persistente, grave, livello di disinformazione della cittadinanza (anche di quella colta) su questi temi.

Ritengo a questo proposito necessario porre l’accento su alcune premesse teoriche che riguardano l’importante passaggio dei Verdi da partito ambientalista a partito ecologista. Ciò richiede alcune precisazioni:

L’era dell’Anthropocene

Sottolineare l’ingresso in una nuova era che è l’Anthropocene, segnata dal sempre più massiccio e pervasivo intervento dell’essere umano sulla natura e sull’ambiente: trasformazione foriera di effetti distruttivi ma anche di una maggiore responsabilità e potere, da parte dell’umanità, di intervenire per un cambiamento di rotta. È necessario promuovere questo secondo aspetto, per sottrarre l’immagine dei Verdi al ruolo scoraggiante di Cassandra con cui vengono spesso percepiti.

Il Report 2018 dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) ha definitivamente chiarito che tutta la comunità scientifica internazionale condivide l’analisi delle cause antropiche del cambiamento, i suoi tempi e gli interventi necessari. Gli aspetti scientifici della controversia sono definitivamente risolti. Catastrofismo e negazionismo sono le due facce della stessa medaglia, ormai messa fuori corso dal valore dei dati condivisi e dalle strategie che è possibile adottare.
La diagnosi oggettiva di un’inedita tendenza dell’umanità all’autodistruzione deve essere compensata dalla fiducia in un’etica della responsabilità che richiede, oltre all’impegno in prima persona, la coesistenza di grandi ideali e di competenza tecnico-scientifica.

Il ruolo dell’ecologia

Analizzare e spiegare come l’ecologia si ponga oggi, e debba porsi, come una prospettiva integrata capace di aggiornare radicalmente la visione del rapporto uomo-natura: considerando quest’ultima non più solo come entità separata da noi da preservare, ma come ciò che insieme all’umanità costituisce la totalità interconnessa del mondo vivente. Questa visione le consente di essere all’altezza della globalizzazione e delle sfide globali, in quanto capace di mostrare le interazioni tra fenomeni ed eventi non immediatamente visibili all’immaginario collettivo: le interazioni tra ambiente (climate change, erosione delle risorse) e patologie sociali (migrazioni forzate, povertà, disuguaglianze); tra ambiente e cura delle risorse o beni fondamentali – beni collettivi come la salute, beni pubblici come la città e il paesaggio, beni comuni come l’acqua, beni simbolici come la conoscenza. Le indicazioni ai politici del rapporto IPCC (Summary For Policymakers) rilevano che perseguire il raggiungimento, anche solo di una parte dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile decisi dalle Nazioni Unite nel 2015 permetterebbe di ridurre in maniera efficiente le emissioni gas serra, gli impatti e le vulnerabilità a cambiamenti climatici. Si tratta di effetti misurabili, non più di scelte opinabili secondo lo schieramento politico di appartenenza.

L’obiettivo chiave del Comitato scientifico

Uno degli obiettivi del Comitato scientifico è, quindi, quello di mostrare la rilevanza politica (intesa come cura della polis) dell’ecologia, liberandola definitivamente dalle immagini riduttive di un ambientalismo vecchio stile. Abbiamo bisogno di una nuova parola d’ordine che è quella, che qui propongo, di metamorfosi emancipativa, su cui aggregare soprattutto i giovani, alimentandone il desiderio di futuro e di una vita degna di essere vissuta. Che cosa vuol dire metamorfosi emancipativa? Vuol dire una trasformazione consapevole che parta da noi stessi per poter investire la società, la politica, la vita comune; che si fondi sul coraggio di mettersi in gioco e di cambiare il proprio stile di vita e che sia ispirata dalla fiducia verso nuove immagini del mondo per un futuro migliore.
Il movimento dei Fridays for Future segna una novità importante in questa direzione. Un’attenta analisi di questa realtà – si tratta soprattutto di giovanissimi e giovani che per la prima volta si mobilitano coniugando l’analisi scientifica dell’IPCC con un desiderio caldo e variopinto di una vita buona – e del loro modus operandi è un compito politico prioritario per i Verdi.

Il Comitato scientifico deve inoltre dotarsi di esperti sui diversi temi ritenuti rilevanti. È già in atto un lavoro teso a costruire un elenco di esperti, alcuni dei quali sono già stati contattati e hanno aderito all’impegno di stabilire un rapporto attivo e continuativo con il Comitato scientifico, fornendo ciclicamente informazioni e aggiornamenti sui singoli temi (clima, economia, salute, risorse, rifiuti), da cui sarebbe poi auspicabile produrre non solo eventi e dibattiti pubblici, ma anche testi-dossiers per la formazione di un Archivio selezionato.

Hanno già aderito

Stefano Bartolini (economista); Sergio Boria (medico, psichiatra, epistemologo della complessità e della salute; Michele Fabbri (giornalista scientifico); Roberta Montalbini (architetto, sostenibilità energetico-ambientale degli edifici e delle aree urbane); Maurizio Parodi (dirigente scolastico, scrittore); Alberto Rutili (medico); Giovanni Scotto (docente universitario, Direttore di “Piccola scuola di pace”); Simone Siliani (direttore Fondazione Finanza Etica).

Si attendono altre adesioni e ulteriori esperti sono ancora da contattare. Sarà mia cura comunicare di volta in volta le nuove adesioni.

Un punto deve essere chiaro per tutti: il Comitato scientifico di un organismo politico non può che essere attivo e cooperativo.

Elena Pulcini, Responsabile Comitato Scientifico Verdi
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