da Le lettere di Corrado Augias su Repubblica del 27/12/2017
Il sogno di Langer, le provocazioni di Vienna
Gentile Augias,
spero che Lei possa rimediare a una carenza che purtroppo è stata, in Italia, universale.
Mentre risuonano le sinistre parole del cancelliere austriaco Kurz e la provocatoria idea del governo austriaco di una cittadinanza agli altoatesini purché di etnia ( o lingua) tedesca o ladina nessuno ha ricordato, per rafforzare la motivazione contraria, la figura di Alexander Langer: vero eroe civile, tra i pochissimi uomini pubblici nel corso degli ultimi decenni ad aver voluto pagare di persona per la coerenza con i propri ideali. Uno dei pochi che io conosca o ricordi che ha sempre inteso l’attività politica come impegno per gli altri o per il bene generale, mai come ricerca di posizioni di potere. Era altoatesino di madrelingua tedesca ma per il rifiuto di classificarsi in uno dei gruppi etnico- linguistici ha perso il posto di professore ed è stato poi ritenuto non candidabile a sindaco di Bolzano.
— Giunio Luzzatto —
Corrado Augias:
Arriva così a proposito la lettera del signor Luzzatto da farmi interrompere l’annunciata sospensione natalizia della rubrica. Le dichiarazioni sui migranti del giovanissimo neocancelliere austriaco Sebastian Kurz sono al limite della provocazione, esempio di scuola per quando si discute su che cosa sia il populismo: ecco che cos’è, il passivo inseguimento delle paure più primitive rinunciando ad ogni funzione di discernimento e di guida che un alto incarico dovrebbe comportare. Se ancora vale il vecchio detto “ nomen omen” non conosco un caso più appropriato. Il cancelliere
si chiama Kurz quasi come il protagonista del grande romanzo di Conrad “ Cuore di tenebra” ( Kurtz). Fitte tenebre avvolgono anche il suo cuore con l’aggravante che il cancelliere austriaco figurerebbe cattolico, a capo di un popolo che professa largamente la stessa religione, e che le sue parole sono state pronunciate mentre il papa confermava ancora una volta la sua nobile misericordia: «È Gesù che dà a tutti un documento di cittadinanza». Voce che evidentemente risuona ormai nel deserto dell’egoismo. Quale diversità con Alexander Langer, nato nel 1946 in Alto Adige, a Vipiteno, morto suicida nel 1995. Pochi anni fa, Marco Boato (approfondisci qui) ha scritto che la sua profonda coscienza ambientalista è tra i motivi ispiratori dell’enciclica Laudato si’ di papa Francesco. È possibile; Langer s’è adoperato per armonizzare le tre culture e lingue che convivono in Alto Adige — italiana, tedesca, ladina. S’era laureato a Firenze e in Toscana aveva conosciuto e frequentato sia don Milani sia padre Balducci, esponenti di quella religiosità che nei travagliati anni Settanta cercava di dare un volto nuovo al cattolicesimo aprendo al sociale. Candidato a sindaco di Bolzano nel 1995, era stato escluso perché s’era rifiutato di dichiarare la propria appartenenza etnica violando una disposizione locale che, tra l’altro, basa su quella scelta la ripartizione degli incarichi pubblici. Noto a margine che la pignolesca applicazione della norma arriva a lasciare scoperti alcuni dei lavori più umili perché solo i madrelingua italiani concorrono, il bilanciamento etnico non si può fare e i posti restano vuoti. Abbiamo insomma due esempi opposti. Al momento sembra prevalere il peggiore.