È andata male, inutile girarci intorno.
I motivi sono molti e occorrerà riflettere in modo approfondito e senza indulgenze sulle ragioni di una sconfitta così netta e dura.
I cittadini italiani hanno scelto liberamente con il voto, premiando proposte magari semplificate ma che sono sembrate preferibili alla continuazione della politica in atto, indipendentemente dai risultati.
Ci siamo presentati alle elezioni invocando e proponendo l’unità delle forze democratiche e progressiste, ma non era ciò che i cittadini volevano sentirsi dire, non li riguardava. Né li riguardava il programma articolato e ben fatto, con al centro i temi ambientali che abbiamo predisposto.
Il “prima gli italiani” da una parte e “siamo il rinnovamento e non siamo compromessi col passato fallimentare” sono stati messaggi magari più rozzi e semplificati ma erano ciò che tantissimi volevano sentirsi dire.
In ciò si misura anche il fallimento della politica che non può limitarsi ad inseguire, come ha fatto, la “pancia” della cittadinanza ma deve avere anche funzione educatrice, deve sapere elevare il livello del dibattito, fissare obiettivi alti ed essere capace di farli condividere.
Alcuni anni fa Felipe Gonzales, un grande leader socialista spagnolo, scrisse un articolo dal titolo “Muore un vecchio, brucia una biblioteca”. Da anni invece incendiari dalle varie connotazioni politiche si sono esercitati a fare i piromani, pensando che palingenetiche rottamazioni o un continuo fuoco su ogni quartier generale, la perpetuazione di lanci di monetine e la delegittimazione di ogni istituzione fossero in grado di determinare di per sé un cambiamento positivo. E dire che l’esempio del ‘94, dopo tangentopoli, sarebbe lì a ricordarcelo
Il PD ha partecipato a questo gioco e paga, insieme con gli errori di Renzi, anche la propria volontà di autosufficienza, cambiata tardivamente e in modo poco convincentemente all’ultimo momento come se l’unità delle forze democratiche e progressiste fosse una formuletta da utilizzare alla bisogna e non un progetto di lungo respiro a cui lavorare costantemente.
Abbiamo ritenuto che l’unica possibilità per contrastare la destra regressiva e il populismo potesse essere l’unione di tutte le forze democratiche e progressiste, che sapesse indicare valori e obiettivi comuni ai cittadini, ridando dignità alla politica e per questo abbiamo tentato di costituire una proposta che andasse in questa direzione mettendo appunto insieme le formazioni politiche che condividevano questa proposta.
Il momento storico chiedeva altro, che ci si occupasse del degrado delle tante periferie d’Italia, del conflitto esistente fra le crescenti povertà di tanti connazionali e quelle dei migranti, della situazione delle migliaia di giovani, in particolare del mezzogiorno d’Italia, esclusi da ogni opportunità, sapendo far comprendere il ruolo centrale che per affrontare questi problemi possono esercitare politiche positive nei confronti delle grandi crisi ambientali che incombono sulle nostre teste e sulle nostre economie, a cominciare dai cambiamenti climatici, scomparsi da ogni agenda politica.
Così come non c’era domanda di unità non c’era domanda di più sinistra, lo dimostra il deludente risultato della ennesima scissione che ha certificato il ripetersi di un fallimento più volte ripetutosi anche nella recente storia. Vorremmo loro dire che la politica è costruzione, è ricerca del bene comune, non è regolamento di conti.
Non ci appassiona ora la vicenda riguardante le forze che andranno a costituire il nuovo governo e guardiamo con distacco la resa dei conti che pare profilarsi all’interno del PD, siamo piuttosto impegnati a dare corpo a un nuovo programma comune che sia appetibile e desiderabile per gli italiani, che interpreti il momento attuale e nello stesso tempo sia capace di guardare al futuro, che riteniamo non possa che avere, in sintonia col movimento Verde globale di cui facciamo parte, come base fondante la sostenibilità ambientale e sociale.
Oggi forse siamo al palo. Ma c’è bisogno dei Verdi in Italia, così come in Europa, e siamo pronti a ripartire su basi nuove maturando e sviluppando idee nuove, in grado di essere percepite come fondamentali, doverose, utili e necessarie da parte di tutti i cittadini.
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