“I dati resi noti dall’Associazione Peacelink sulla presenza di diossine e PCB nei fondali del mare prospiciente Taranto, che confermano i superamenti dei limiti di legge a maggio, giugno e luglio, sono drammatici e dimostrano come la questione ambientale della città pugliese non sia seriamente presa in considerazione nè dalle istituzioni locali né da quelle nazionali ” Scrive in una nota il coordinatore dei Verdi Angelo Bonelli, che spiega: “Che il problema sia legato alla presenza dell’Ilva è confermato dal fatto che a giugno si sia registrato un picco fuorilegge che supera del 98% il limite di legge proprio nel primo seno del Mar Piccolo, ossia quello più vicino al quartiere Tamburi e all’area industriale. Cosa aspetta il Ministero dell’ambiente ad intervenire?”.
“Del resto questi dati confermano anche – prosegue l’ecologista – che sull’Ilva le prescrizioni ambientali dell’AIA non sono state rispettate e questo significa che la salute dei tarantini in questi anni è stata esposta ad ulteriori ed inaccettabili rischi. Come quella dei 7 milioni di cittadini che vivono in tutta Italia in zone ad alto rischio industriale senza che si metta mano a un piano un grande piano di bonifica delle aree inquinate e di conversione ecologica delle industrie inquinanti. Ma è da Taranto che bisogna partire, una situazione assolutamente preoccupante dove i bambini a causa dell’inquinamento muoiono del +21% rispetto alla media pugliese e si ammalano di tumore del +51% e dove, grazie ai decreti del governo, èstata garantita l’immunità penale a chi gestisce Ilva, immunità che è stata estesa anche ai nuovi acquirenti.”
“Questi dati diffusi grazie al meritorio lavoro di Peacelink (che sopperisce alle mancanze delle strutture sanitarie di controllo) devono essere presi molto sul serio perché si avvino al più presto le azioni di bonifica, risanamento ambientale delle falde e del mare, contestualmente a un progetto di conversione ecologica dell’Ilva che possa produrre più occupazione e meno malati.” Conclude Bonelli.