Elena Grandi, co-portavoce nazionale dei Verdi, commenta la scarsa presenza di Europa Verde nei media televisivi, in particolare in Rai.
Quello che vorrei porre oggi alla vostra attenzione è un serio, e urgente, problema di democrazia. E, per una volta, Matteo Salvini, il ministro dell’Interno, per molti “dell’Inferno”, c’entra poco o nulla, almeno direttamente. Già questa potrebbe essere una notizia, del tipo l’uomo che morde il cane o D’Alema che si pente dei suoi misfatti.
Il progetto Europa Verde
Ma torniamo a noi, senza divagare. Europa Verde è un progetto ecologista ed europeista nato dall’unità d’intenti dei Verdi e di Possibile. Un progetto agli occhi dei più piccolo, ma ambizioso e consapevole della sua potenzialità. Un progetto trascurato da quasi tutti i mezzi di comunicazione di massa, soprattutto televisivi, nel bel mezzo della campagna elettorale, aspra e difficile, per le Europee del 26 maggio. Mi è capitato, girando per Milano, la mia città, di incontrare persone stupite della nostra presenza in scena, “ma ci siete ancora?”, cui ho dovuto rispondere sfoggiando il sorriso dei tempi migliori e agitando il drappo verde dell’European Green Party da cui mai mi separo per ostentare la mia appartenenza e il mio destino: sono capolista, se non lo sapete, nella circoscrizione 1, il Nord Ovest. E sapete che tutti i nostri capilista sono donne? Cinque donne per cinque circoscrizioni? E sapete che Europa Verde fa riferimento ai Verdi Europei? E sapete che quello dei Verdi è il solo partito transnazionale europeo e che tutti i Partiti Verdi degli Stati membri si sono riuniti nello scorso autunno per scrivere insieme un programma condiviso, sotto l’egida dell’European Green Party a cui tutti fanno riferimento? Non è poca cosa se pensiamo agli attacchi dei sovranisti per distruggere l’Europa.
Perchè questo ostracismo dalla Rai?
Non solo la Rai
Il caso non riguarda soltanto Europa Verde, sia chiaro. E neppure solo la Rai perché anche le altre televisioni, specie quelle di Mediaset, tendono a marginalizzare le forze politiche minori. Questa è una battaglia universale e dovrebbe coinvolgere tutti, ma proprio tutti, senza alcuna distinzione, se vogliamo dare forma e sostanza alla democrazia, a questa democrazia nata dalla Resistenza. Ecco perché vi chiamiamo alla mobilitazione: protestate, protestiamo, intasate il centralino della Rai, scrivete sul web, sui social, urlate il vostro dissenso. Perché a noi il bavaglio non lo metterà nessuno.
La democrazia è un bene comune: difendiamola!
Articolo originale su “Il Fatto Quotidiano” pubblicato il 14/05/2019