9 Maggio 2018
Di Lia Giribone
Care e cari,
l’elaborazione di una fase critica come quella determinata dalle elezioni politiche del 4 marzo non è cosa semplice e richiede senza dubbio tempo, per cercare di sgomberare la mente dalle emozioni a caldo.
Siamo un frammento di una crisi globale della sinistra, che va anche oltre i confini nazionali, unita alla crisi del pensiero verde, che è travolto da esigenze che le persone ritengono prioritarie. Non a caso la campagna elettorale si è giocata tutta sui temi dell’immigrazione e del sostegno economico a chi non lavora, non dimentichiamoci che anche chi lavora spesso è povero, perché gli stipendi sono inferiori al minimo di sopravvivenza, il tutto unito a un rifiuto totale dell’establishment, di cui noi facciamo parte. Sia chiaro, se come Verdi fossimo intervenuti su questi argomenti avremmo detto quello che gli italiani non volevano sentire, quindi la nostra situazione non sarebbe migliorata.
Per quanto riguarda l’adesione a Insieme in coalizione con il PD anche oggi, sapendo come è andata a finire, farei la stessa scelta. Certo, avremmo potuto decidere di non partecipare alle elezioni, ma sarebbe stata una sconfitta comunque.
Ora dobbiamo trovare le motivazioni e le modalità più opportune per ripartire. Mi sembra che nessuno abbia intenzione di gettare la spugna, siamo consapevoli della necessità di una presenza ecologista, ma nutro alcuni dubbi sulla praticabilità di recuperare il progetto Ecologisti e Civici, a meno che non si abbia conoscenza di nuovi soggetti interessati. Resta comunque da perseguire l’idea di una apertura al di fuori del nostro ambito più ristretto e di cercare di coinvolgere più persone possibili, con iniziative sul territorio e un uso accorto dei social. A tal proposito non aiuta che su Facebook ci sia un pullulare di gruppi che si richiamano al nostro partito, presentandosi in apparenza come siti ufficiali, che sono invece gestiti da amministratori che non sono Verdi e li usano per criticare ogni nostra iniziativa. Chi si avvicina per la prima volta penso che rimanga sconcertato dalla rissosità e dall’acrimonia che trasuda da molti post e commenti. Mi piace invece la proposta di una piattaforma social per coinvolgere nuove persone, soprattutto giovani, la cui carenza al nostro interno si avverte.
Tra le tante cose che si potrebbero dire, ho individuato tre punti, che mi paiono più problematici di altri.
In primo luogo vorrei accennare ai nostri contenuti, che sono anche il nostro orgoglio e che purtroppo oggi non sono ritenuti prioritari, anzi spesso vengono indicati con fastidio. Diciamo cose interessanti, ma troppo complesse e articolate, pensieri che richiedono attenzione, riflessione e senso di responsabilità. Bucano invece gli slogan secchi: Fuori i negri, Onestà, Reddito di cittadinanza per chi lavora. Come arrivarci non interessa nessuno. Non voglio vedere immigrati, voglio un sostegno economico per arrivare a fine mese, siete tutti ladri, ve ne dovete andare. Ogni ragionamento viene respinto al mittente, a parte pochi casi di persone che sono disponibili alla dialettica. Dobbiamo fare lo sforzo di semplificare al massimo i nostri messaggi, utilizzando un linguaggio semplice e diretto, evitando il più possibile gli anglicismi, perché non vengono compresi o infastidiscono, ci fanno apparire come una elite spocchiosa.
In secondo luogo in questi ultimi anni in molte Regioni è carente il collegamento con il territorio, spesso le decisioni a livello nazionale non sono precedute da dibattiti e seguite in modo coerente, manca una elaborazione di quanto deciso a livello nazionale, con comportamenti anche contrastanti. In occasione di queste elezioni, ad esempio, non è servito interpellare tutti i tesserati con il referendum, non c’è stata accettazione dell’esito, abbiamo assistito a vere e proprie campagne contro, a volte anche diffamatorie, e a dichiarazioni di voto esplicito a favore di altri partiti, spesso in modo poco coerente. Questo è sicuramente un rischio esplicito della forma federativa, in cui io credo, ma in questo momento non aiuta.
Un altro aspetto su cui occorre riflettere è la nostra organizzazione, che non è più adeguata alle esigenze di questa fase politica. Occorre una struttura più leggera, più semplice e più aggregativa. Non ha senso, come accade da molte parti, avere tanti organismi piramidali in cui si ritrovano sempre le stesse persone, che perdono più tempo a procacciare tessere che a fare attività nel merito. Puntando sulla piattaforma social, vedrei bene dei circoli territoriali, che potremo chiamare Agorà o Cellule o Semi, è tutto da costruire, con un contributo di adesione e un portavoce locale, con una Assemblea Nazionale a cui partecipino i loro delegati. Sono spunti molto approssimativi, che devono essere valutati ed elaborati con attenzione. Per questo motivo propongo la costituzione di un gruppo di lavoro per arrivare con una proposta ben definita al prossimo incontro congressuale.
Vorrei infine ringraziare di cuore Angelo Bonelli, che in questi anni si è speso con grande generosità e ai limiti dell’impossibile per traghettare i Verdi fuori dalla pesante situazione debitoria ereditata dalle precedenti gestioni, con successo, e per assicurare una prospettiva politica di lungo termine a una esperienza in forte crisi. Sono rimasta molto amareggiata dalla sua decisione irrevocabile di lasciare la guida dei Verdi, ma anche confortata dalla sua intenzione di continuare a combattere come militante, al nostro fianco.
Lia Giribone
Membro supplente dell’Esecutivo Nazionale
Co-portavoce regionale dei Verdi Liguri