La Commissione del Senato da il primo via alla ratifica del CETA, attesa per voto in aula
Un primo passo verso la ratifica da parte dell’Italia del CETA, ovvero il trattato economico tra Europa e Canada, è stato compiuto. Nonostante la firma da parte di 3,5 milioni di cittadini europei che hanno firmato una petizione per bloccare l’approvazione di questo accordo e del TTIP (già congelato da Trump) pare che ci sia una forte resistenza da parte delle Istituzioni ad ascoltare la voce del popolo ed infatti anche il nostro Paese sta progredendo in maniera sempre più spedita verso la ratifica del trattato. Nel pomeriggio di ieri 27 giugno infatti c’è stato il primo “via libera” da parte della Commissione Esteri del Senato all’approvazione del disegno di legge presentato nei primi del mese.
Un aspetto molto rilevante della questione è proprio la velocità con la quale il provvedimento sta passando all’approvazione: questo fattore è determinante nel momento in cui i senatori dovranno esprimersi attraverso il voto. Il tempo è necessario affinché ogni votante si informi, analizzi ed abbia il modo di comprendere esattamente di cosa si sta parlando. Per questo motivo alcuni gruppi parlamentari si stanno mobilitando per chiedere al Presidente del Senato Grasso di non procedere alla calendarizzazione del voto in aula, noi Verdi facciamo appello invece al buon senso dei senatori affinché consapevolmente votino contro questo trattato dannoso per la salute non solo dell’Italia, ma dell’intera Europa.
I rischi della ratifica del CETA sono molteplici e dannosi sia per quanto riguarda l’ambiente che per quanto riguarda la tutela dei prodotti tipici Made in Italy (e non solo). Le preoccupazioni derivano infatti dalla possibilità di importare prodotti agricoli OGM, quando in Europa vigono delle restrizioni in materia, basti pensare anche semplicemente al grano. Un’immissione di grano dal Canada, potenziato con agenti chimici della più varia natura, che presenta quindi un costo più basso, quali impatti può avere sull’economia italiana? La Puglia, “il granaio d’Italia”, vedrebbe seriamente minacciata la sua produzione agricola di qualità a vantaggio di un prodotto meno sano proveniente dall’estero.
Proprio su questo punto il Canada ha già iniziato a storcere il naso sul nuovo provvedimento del Belpaese riguardante l’obbligo di indicare sulle etichette della pasta la provenienza. Senza considerare che dal CETA è prevista la salvaguardia di 41 indicazioni geografiche italiane (DOP e IGP), con la conseguente rinuncia alla tutela delle restanti 247 denominazioni italiane gia’ registrate.
Le notizie sulla questione passano ancora una volta sotto un imbarazzante silenzio mediatico. Per questo motivo vi invitiamo a diffondere ancora una volta l’iniziativa “Adotta un Senatore” promossa dal comitato “Stop CETA TTIP” .