Nuovi paesaggi urbani: Milano verso trasformazioni urbanistiche cruciali

La trasformazione urbanistica di Milano vede come tappa obbligata quella di cambiare destinazione d'uso a grandissime aree pubbliche, come le stazioni commerciali

La trasformazione urbanistica di Milano vede come tappa obbligata quella di cambiare destinazione d’uso a grandissime aree pubbliche, come le stazioni commerciali

Modello Milano: amministrazioni che funzionano, una città sempre più vivace ed europea, governata da ormai due legislature da una coalizione politica che raccoglie al suo interno le molte anime del centrosinistra, compresa quella dei Verdi. Milano avviata a diventare una città sostenibile, capitale della Food Policy, esempio virtuoso per la percentuale di raccolta differenziata dei rifiuti, dove i mezzi pubblici funzionano.

Sembrerebbe tutto bene, quindi. In realtà molto c’è da fare ancora a Milano: a cominciare da un problema cronico di inquinamento dell’aria: e dal traffico automobilistico che ne è la principale causa.

Ma quello di cui oggi vorrei parlare è altro. Si tratta di un tema importante, che riguarda la più grande trasformazione urbanistica della città, dal dopoguerra a oggi: quello del recupero di sette grandi scali ferroviari, oggi quasi interamente dismessi, della superficie di circa un milione e trecentomila metri quadrati, nel cuore della città. A questi, si aggiunge l’area che ha ospitato EXPO 2015 (area privata comprata dal Comune), che deve essere “riempita” e messa in valore: di ciò parleremo in altra occasione.

In estrema sintesi: a Milano ci sono delle grandissime aree pubbliche che devono cambiare destinazione: da come sapremo trasformarle, dalle destinazioni che daremo loro, da quanto saremo capaci di rendere questi spazi fruibili, verdi, ricchi di servizi pubblici, dipenderà il futuro della città metropolitana, della sua sostenibilità, della qualità della vita dei cittadini.

Gli ex scali ferroviari hanno esaurito la loro funzione di scali commerciali ed ora dovrebbero tornare di proprietà del Comune. Ma nel frattempo le Ferrovie dello Stato, a cui le aree erano state date in concessione per fini di pubblica utilità (scali merci), si sono trasformate da Ente Pubblico in  Ente in parte privato (Sistemi Urbani), cui le aree sono state intestate. Ed ora il Comune di Milano si trova a dovere concludere un Accordo di Programma con FSSU, con un ruolo (e non se ne vede il perché) subordinato rispetto al suo interlocutore. Il precedente tentativo di chiudere l’accordo, nell’autunno del 2015, è fallito per i voti contrari dell’opposizione e di un’esigua parte della maggioranza del Consiglio Comunale.

Adesso dobbiamo rinegoziare l’accordo: il nostro compito (di chiunque creda che la destinazione del bene pubblico non debba mai essere condizionata dall’interesse del privato) è di vigilare affinché gli ex scali ferroviari non cadano preda della speculazione edilizia, ma diventino spazi della città, connessi con la città metropolitana, ricchi di spazi verdi e di servizi pubblici, dove il suolo non venga consumato, ma mantenuto e valorizzato; che sappiano sfruttare la loro potenzialità di luoghi serviti da treni e rotaie: raggiungibili da tutti, ideali per svolgere funzioni di hub per la distribuzione di merci a livello locale. A FSSU bisogna chiedere, in cambio della cessione dei terreni, non solo le bonifiche e i dovuti oneri di urbanizzazione, ma un piano che preveda un forte investimento sulla mobilità su ferro locale (metropolitana e regionale). A questo proposito rimando a un articolo che ho scritto recentemente per una rivista on line, Arcipelago Milano: “…non ha alcun senso che delle aree già di proprietà comunale, cedute alle Ferrovie dello Stato per fini di pubblica utilità, una volta divenute obsolete e perciò non più utilizzate dall’Ente per i suoi fini istituzionali, debbano essere riacquistate a caro prezzo da colui che ne era il legittimo proprietario, consentendo all’ex utilizzatore di trarne grande beneficio economico a discapito della qualità degli interventi. In questo meccanismo c’è un vizio che, se non sapremo e vorremo risolvere, diventerà un’arma a doppio taglio dagli effetti prevedibili: progettualità più modeste, massima attenzione ai tornaconti economici privati e, quindi, occasioni perdute.”

In questi mesi il dibattito sugli scali si è acceso: molti incontri pubblici, conferenze, dibattiti hanno visto coinvolti cittadini, architetti, urbanisti, amministratori. Molte le posizioni critiche rispetto alla manifesta intenzione della Giunta di non modificare nella sostanza la natura del precedente Accordo di Piano. Il 16 maggio scorso il Municipio 1 ha approvato all’unanimità un documento (da me presentato) che dà indicazioni molto precise sul recupero e sulle future funzioni degli scali. Ed entro poche settimane il Consiglio Comunale voterà una delibera sulle funzioni degli scali. Di tutti questi documenti l’Assessore all’Urbanistica Maran dovrà tenere conto nel corso della nuova trattativa con FSSU.

Lunedì 22 maggio sono stata invitata ad intervenire ad una conferenza sul tema degli scali presso la sede di Chiama Milano in via Laghetto 2 dalle 18 alle 20.

Anche giovedì 25 maggio interverrò ad un dibattitto sugli scali organizzata dai Comitati x Milano al CAM Garibaldi, corso Garibaldi 27, alle 19.30.

Elena Grandi  Responsabile riqualificazione, recupero urbano  e verde

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