Mi dispiace che Marco Affronte abbia letto il mio intervento come risposta al suo e come “lezione” .
Né tantomeno voleva essere una messa in discussione del suo essere verde.
Non era affatto nelle mie intenzioni ed ho semplicemente scritto quanto avevo detto nei miei due interventi al convegno di Roma , che si trovano sul sito.
Forse non mi sono spiegato bene . Proverò a chiarire.
Nessuna nostalgia . Auspico una vera svolta dei Verdi italiani .
Sono il primo , e non da oggi, a criticare alleanze spurie ,che poi non hanno mai portato risultati ed hanno allontanato potenziali elettori, nonostante le buone intenzioni e i programmi condivisi.
Quindi la svolta oggi significa abbandonare il politicismo, le somme a perdere di pezzi di ceto politico, di sigle e persone più o meno note.
Presentare i Verdi nella loro autonomia è oggi una svolta necessaria.
Aperti a tutti coloro che si riconoscano nella visione ecologista europea e mondiale.
Su questo occorre esprimersi con chiarezza.
Si esprimano apertamente le proprie proposte. Le alleanze eventuali. Le loro motivazioni. Nessuno pensi di porre i verdi di fronte a fatti e patti conclusi senza un percorso aperto e partecipato a tutti i livelli.
Si valutino per tempo le proposte con assemblee a tutti i livelli.
Nessuna rottamazione e nessuna contaminazione che distorca il messaggio.
Nessuna tecnica comunicativa può funzionare se il messaggio non risulta chiaro e distinto,unico e originale.
Questo messaggio deve trovare una sintesi, una leva, un punto dal quale partire per poi spiegarlo nella sua complessità
E questo , oggi, potrebbe essere il cambiamento climatico.
Sulle domande poi che Marco Affronte mi rivolge, perché non si vota più verde e perché si dovrebbe votare verde , dico in sintesi che alle ultime elezioni non e’ mai stata presentata la proposta verde nella sua chiarezza ma alleanze più o meno spurie che non hanno convinto i potenziali elettori verdi nuovi e vecchi .
In ogni caso segnalo un mio breve saggio di ormai vari anni fa, pubblicato sulla rivista Lo Straniero ed oggi disponibile qui ed un recente intervento sul sito dei verdi italiani
che cercano di spiegare da dove veniamo e dove possiamo andare.
Penso che molte cose ci uniscano nella musica verde.
Con una sottolineatura . Pensare globale, agire locale è stata una nostra parola d’ordine fin dalle origini. Certo occorre anche agire globale. Agire oggi anche in Europa per una europa diversa ecologica e sociale.
Ma non possiamo saltare l’agire locale.
E nemmeno sottovalutare le radici.
Se non ci sono non si cresce.
E nemmeno gli alberi. Piantarli contro il cambiamento climatico può essere la leva anche per nuove prospettive di una diversa economia e di nuovi lavori.
E anche il disoccupato potrebbe capirlo.
“Noi piantiamo gli alberi e gli alberi piantano noi,perché apparteniamo gli uni agli altri e dobbiamo esistere insieme”
(Joseph Beuys, artista, fondatore dei Grunen, che ha operato anche in Italia)