I Verdi sono nati per difendere l’ambiente in cui viviamo, l’ecosistema e la biodiversità, questo è il nostro ruolo e questo dobbiamo continuare a fare. In questi anni i Verdi hanno attraversato diverse vicissitudini, divisioni, contrasti, litigi e soprattutto sono dieci anni esatti che sono fuori dalle istituzioni, una forza ecologista e verde fuori dal Parlamento nel momento in cui l’ambiente ha assunto il suo punto più alto per i danni e le devastazioni ambientali in atto. Che fare per rilanciare i Verdi nel panorama politico italiano? Si badi bene nessuno possiede ricette mirabolanti o miracolistiche, io penso che quando ci sono problemi bisogna tornare alle origini, tornare al punto di partenza della vicenda ecologista. Primo, tornare al radicamento sociale e politico e usare tutti i nuovi strumenti di comunicazione ed informazione per diffondere il più possibile le nostre idee la nostra politica, la nostra idea di società ecologica, equa e solidale. L’ambiente non può rappresentare un punto di un programma di governo ma essere programma di governo, il governo dell’ambiente rappresenterebbe il vero Governo del cambiamento. Al di là della nostra proposta politica dobbiamo rispecchiare un mutamento di giudizio sull’attuale modello di sviluppo del mondo contemporaneo, modello basato sulla crescita indiscriminata dei prodotti, del mercato, del reddito, del dominio , del controllo sociale degli armamenti, dello sfruttamento del risorse e del lavoro umano, della mercificazione di ogni aspetto della vita e del pianeta in tutte le latitudini della Terra.
L’allarme per le foreste che muoiono, i mari che si atrofizzano per la presenza di inquinanti e di plastiche, il territorio che si degrada , le risorse energetiche che si sprecano , il cibo adulterato, le metropoli e le città rese invivibili , città particolarmente invise a donne, anziani e bambini, il razzismo sempre più strisciante che prende piede e si diffonde in ambienti che mai avremmo pensato prima. In questo senso riproporre la cultura del limite , della finitezza delle risorse in un mondo guidato dallo sfruttamento illimitato delle risorse.
Da qui deve partire la nostra critica radicale all’attuale modello di sviluppo espansivo della crescita infinita, sviluppo qualitativo e multi dimensionale, contatto con la natura, cooperazione e non competizione, valore d’uso e non valore di scambio, sono solo alcuni dei punti da cui partire o a cui ritornare per rilanciare una cultura verde ed ambientalista, una forza politica ecologista rappresentativa di una coscienza ecologica anticonsumistica, pacifista, non violenta e del bisogno di nuovi valori e comportamenti, a partire dalla critica dell’attuale civiltà dominante detta civiltà dei consumi.
Sul piano politico fatti salvi alcuni valori fondanti del nostro movimento come l’antifascismo, l’antirazzismo la non violenza, i Verdi dovrebbero sfuggire alla polarizzazione un po’ datata e desueta tra destra e sinistra, i Verdi dovranno nel medio e lungo termine ambire alla costruzione di un Polo Ecologista autonomo su un’altra sponda, per un’altra politica, un po’ come i pacifisti riuscirono a fare rispetto alla logica dei blocchi tra Est ed Ovest.
In definitiva dovremmo sfuggire a quella paralizzante logica che ha un po’ caratterizzato da sempre il sistema politico italiano, la logica del “con chi stai” invece del cosa vuoi ottenere, cosa proponi, quale cambiamento vuoi realizzare, ed i Verdi dovranno uscire da questa camicia di forza e proporsi come altro , come punto di riferimenti di qualcosa di nuovo e differente da tutto e da tutti.
I Verdi dovranno rappresentare un Polo di Governo dell’Ambiente ed è questo un importante obbiettivo di trasformazione sociale ,politica ed ideale. Per questo abbiamo bisogno di un forte apporto di entusiasmo, di idee, di freschezza e di voglia di fare che tantissimi cittadini sentono di poter dare alla nostra causa, alla causa di un mondo migliore per noi e per i nostri figli, e ricordiamo tutti che la nostra Terra ci è stata solo data in prestito dai nostri padri e noi abbiamo il dovere di restituirla ai nostri figli, possibilmente migliore di come l’abbiamo ricevuta.