Nadia Spallitta la candidata civica, verde ed ecologista che da sola si batte contro l’inciucio palermitano che mette d’accordo destra, Miccichè, Pd, Alfano. Chi oggi vuole il cambiamento progressista a Palermo e chi cerca la sinistra smarrita non può che scegliere Nadia Spallitta, l’unica che ha fatto le pulci alla giunta Orlando negli ultimi 5 anni.
Perché Orlando ha tradito e aspettative riguardo le politiche urbanistiche e sociali?
Perché pur avendo affermato il principio di stop al consumo del suolo e del territorio in realtà ha portato in consiglio comunale una serie di provvedimenti che presupponevano una serie di varianti urbanistiche in alcuni casi anche in aree di verde agricolo e di verde storico. Per esempio uno dei primi provvedimenti che mi ha lasciato perplessa è stato il Prust (Programmi di Riqualificazione Urbana del Territorio): 111 azioni, si tratta interventi sul suolo cittadino, molte delle quali includono zone di verde agricolo, storico e terreni collinari. Tra l’altro era lo stesso provvedimento che aveva presentato la precedente amministrazione con Cammarata , ovvero progetti di riqualificazione finanziati dallo stato. Ma su questa quantità solo circa una decina sono effettivamente tali, gli altri sono sembrati solo delle scuse per costruire centri commerciali o alberghi anche in zone destinate urbanisticamente ad altre finalità anche quelle di verde agricolo o storico. Ci sono molte delle mie proposte che ho presentato negli anni, come quella dell’istituzione del Parco di Villa Torrisi e Parco Uditore, la GreenWay – un tracciato ciclo pedonale sul tracciato dell’antico demanio ferroviario che sembrava essere stata dimenticata dal piano urbanistico. Negli anni ho presentato anche progetti sulla riqualificazione e tutela dell’ambiente marino-costiero, cercato di riudurre l’abbattimento degli alberi anche in sede di cantieri, la chiusura del parco Cassarà dove sono state persino trovate tracce di Eternit. Un grande problema di questa amministrazione uscente è stato certamente quello di una politica economica che doveva essere fatta diversamente. Palermo ha moltissime società partecipate che se alcuni di questi lavori venissero integrati nel comune si risparmierebbe un terzo delle spese attuali. Un altro enorme problema è quello della mancanza delle Isole Ecologiche per cui non è possibile effettuare la raccolta differenziata, ma anche la mobilità ecologica non è stata incentivata: mancano servizi di CarSharing e Bike Sharing e non si è mai pensato all’uso di energia pulita per alimentare gli autobus che ad oggi sono altamente inquinanti. Per quanto riguarda il sociale io credo che sia finito il tempo dell’assistenzialismo, ma sia l’ora di iniziare a contrastare fattivamente la povertà. Penso anche che un settore fondamentale sia quello dell’aiuto alle piccole e medie imprese che sono quelle che formano il tessuto economico locale e danno lavoro alla popolazione.
Quali progetti di Green Economy sono possibili a Palermo?
In realtà tutti, io non riesco a pensare ad un settore che possa esserne escluso: per esempio per rilanciare l’edilizia a Palermo si può pensare ad attività di efficientemento energetico e di installazione di mini impianti fotovoltaici per la produzione dell’energia elettrica, Si può pensare ad esempio anche ai trasporti, magari creando iniziative per favorire l’uso di bus e veicoli privati elettrici. Si potrebbe iniziare ad attuare una politica di riciclo e riuso finalizzata al contenimento della quantità di rifiuti. Tutto questo e anche un’investimento nelle risorse informatiche e di ricerca potrebbero intervenire a dare lavoro ai nostri giovani.
Come potrebbero venire investiti meglio i Fondi Europei?
Da ex cultrice di diritto europeo, già dal ’94 avevo scritto un piano per un progetto europeo importante per il Comune di Palermo, si chiamava programma Urban e all’epoca portai 40 miliardi delle vecchie lire. La mia idea è quella di istituire un “Ufficio Europa” per avere un filo diretto con Bruxelles. Bisogna però prima tornare ad una volontà di progettazione, di comunicazione con l’Europa ed una volontà di spendere questi fondi. Palermo è una città metropolitana dal 2013 ed in quanto tale potrebbe accedere a contributi ingenti da parte dell’UE, se solo questi venissero attivati in qualche modo.
Hai dichiarato che la tua prima opera come sindaco sarà quella di istituire l’Assessorato ai Beni Comuni, perché?
Dobbiamo ridare risposte ai ragazzi. Palermo ha un grande problema di giovani che lasciano la città; secondo alcuni dati e recenti stime pare che negli ultimi 5 anni circa 40.000 ragazzi abbiano abbandonato Palermo. Una cifra insostenibile perché i giovani sono una risorsa fondamentale per la nostra città. A me piacerebbe una società che dialoga in cui giovani e anziani possano scambiarsi idee e pensieri. Cosa chiedono i ragazzi alla città? Chiedono “Spazi”. Spesso i giovani vanno via proprio perché non hanno gli spazi, un tuogo dove sviluppare le proprie personalità, professionalità e versatilità. Allora io vorrei istituire un assessorato ai Beni Comuni per darli gratuitamente per almeno un triennio a ragazzi, a giovani comunque riconoscibili con degli scrupolosi parametri di trasparenza. Ed una volta avviata la loro attività poi iniziare a rifondere l’amministrazione comunale, pagando magari l’affitto, ma in ogni caso garantirgli la possibilità di avviare la propria attività. abbiamo un patrimonio immobiliare straordinario, fatto anche di beni confiscati alla mafia, che spesso rimangono chiusi e sono in disuso. Ma sarebbe anche bello dare agli anziani avere la possibilità di avere luoghi dove incontrarsi, ci sono alcune Università del Tempo Libero che al momento hanno sedi precarie, questo potrebbe essere un modo per farle diventare realtà concrete.
Perché Palermo ha bisogno di una sindaca Verde?
Intanto perché Verde è lavoro: è la Green Economy, sono gli investimenti nel settore dell’innovazione tecnologica di tipo sostenibile: solo questi due aspetti hanno dimostrato che si possono rivelare degli strumenti eccellenti ad una disoccupazione che a Palermo è arrivata intorno al 60%. Investire quindi nella Green Economy e nell’innovazione per tutto quello che riguarda gli ambiti che sono di competenza comunale . Poi perché Verde vuol dire anche qualità dell’aria, qualità della vita. Le stesse norme europee e nazionali prevedono che ci siano una certa percentuale di spazi verdi all’interno della città. Ad oggi questi parametri vincolanti sono derogati in forme più o meno straordinarie sia dal piano regolatore vigente, ma anche a causa della varianti e dei programmi costruttivi che s sono avvicendati nel corso degli anni e che hanno ridimensionato sensibilmente il verde citttadino, non perseguendo l’effettivo benessere psicofisico del cittadino. Il verde è anche bellezza: sono convinta che uno sviluppo armonioso del territorio determini anche uno sviluppo armonioso delle personalità. Immagino una città con molti parchi dove ci possano essere mamme, bambini, anziani e persone portatrici di handicap che siano liberi.