E’ sotto gli occhi di tutti il fallimento dell’attuale visione globale dell’economica che sfruttando irresponsabilmente le risorse della natura ci sta portando verso il baratro, verso il punto di non ritorno. Fenomeni naturali quali le esondazioni sono passati da fatti positivi per il rinnovo della fertilità dei terreni coltivati, la creazione di nuove pianure ed il Nilo, la civiltà egiziana ne sono stati mitici esempi, come anche le risaie siciliane del tempo che fu.
Lo sfruttamento di ogni metro quadro di terreno per l’edilizia selvaggia , per l’edilizia abusiva non certamente di necessità né di indifferibilità ,la presunta supremazia umana sulla natura, sul Creato, l’incuria e l’indolenza sono le vere catastrofi cui va aggiunta l’arretratezza dei sacri saperi di una certa ingegneria locale come è palesemente emerso durante il recente convegno sul fiume Oreto. I cambiamenti climatici richiedono nuove visioni, nuove azioni , ma soprattutto, la realizzazione di nuove e sostenibili azioni positive. Restituire, per ciò, ai fiumi siciliani la loro dignità, riportare il bello nella nostra città.
Immaginiamo la nostra Palermo con corsi e giochi d’acqua che le riportino alla sua bellezza ( era uno dei sogni di Peppino Impastato)e che siano oggetto di attività ricreative ed economiche. La città vivibile e sostenibile. Demolire il superfluo per mantenere il valore degli immobili regolari. Tutto questo ci suggerisce la recente tragedia di Casteldaccia e tutto questo lo dobbiamo a quelle vittime ed alle altre vittime di questi ultimi giorni. Lo dobbiamo al giovane e coraggioso pediatra di Corleone , per essi e con essi dobbiamo fare i conti con la natura violata aggredita dalla sconsideratezza ed ottusità dell’uomo, finchè non avremo riparato i danni che abbiamo fatto durante tutto il XX secolo.