C’è anche Milano tra le 12 città che riunite nel meeting di Parigi C40 “Together 4 climate” che si sono impegnate a dire quasi del tutto addio alle energie fossili entro il 2030. I baluardi di questa svolta a livello mondiale sono: Parigi, Londra, Barcellona, Quito, Vancouver, Città del Messico, Seattle, Copenhagen, Città del Capo, Milano e Auckland.
Le sfide che volgono lo sguardo alla transizione ecologica ancora una volta partono dalle grandi aree urbane, ma sulle 40 grandi metropoli rappresentate in questo summit parigino, solo 12 hanno aderito. Una percentuale non alta, ma già significativa per mostrare un forte intento verso il cambiamento.
Tradotto nei fatti, cosa implicherà nella vita dei cittadini questo accordo ? Nelle metropoli di cui sopra ci sarà la creazione di ampie porzioni di territorio ad “emissioni zero”, sarà vietata pertanto la circolazione veicoli che producono gas serra e che costituiscono un terzo delle emissioni di questi gas nelle città. Inoltre si punta molto alla collaborazione con i privati. I comuni stessi provvederanno per primi a sostituire i propri mezzi inquinanti con veicoli ad emissioni zero, inclusi gli autobus che saranno totalmente “100% emissions free”; inoltre incentiveranno l’acquisto di biciclette ed in generale tenteranno il coinvolgimento dei cittadini nell’utilizzo di mezzi di locomozione sostenibili.
Parigi, Londra, Città del Capo, così come Atene e Madrid (che però non rientrano tra le metropoli firmatarie di questo accordo) hanno già preso dei provvedimenti per iniziare a tutelare l’aria del loro territorio: per tutte è previsto lo stoppie motori diesel entro il 2025. Città come Londra e Milano invece hanno deciso di seguire una via differente: la tassazione dei veicoli inquinanti al fine di ridurre il traffico. Di pochi giorni fa infatti è la notizia che la capitale britannica ha deciso a partire dallo scorso 23 ottobre di imporre il pagamento di 10 sterline al giorno per il transito di veicoli che non siano omologati almeno con la categoria Euro 4.
Una sfida globale che parte dalle realtà locali, questa iniziativa può e deve essere un mezzo di sensibilizzazione per far sì che anche a livello governativo vengano assunte decisioni che abbiano dignità di legge nazionale, così come accaduto in paesi come la Norvegia, l’Olanda o la Danimarca.