Reportage dal SANA il 29esimo salone internazionale del biologico e del naturale
di Fernanda Useri e Paolo Galletti
Dopo 29 anni la fiera del biologico Sana a Bologna racconta visivamente la crescita di quello che negli anni ottanta veniva ridicolizzato come un settore di nicchia per sognatori. E allora solo i Verdi nascenti lo sostenevano attivamente. Oggi Amazon ha comprato Whole Food e ti manda il bio a casa. La Grande Distribuzione Organizzata e perfino i Discount hanno un settore biologico ( crescita di quest’anno + 16%). Mentre nel canale specializzato le vendite sono cresciute del 3,5%. Questi dati non raccontano la vendita diretta in azienda, i gruppi di acquisto solidale, i mercati settimanali biologici.
Le superfici coltivate a biologico in Italia nel 2016 hanno sfiorato la quota di 1,8 milioni di ettari ( 1,5 nel 2015).Il 14% della Superficie Agricola è coltivato con metodi biologici e biodinamici. ( dati 2016) sono stati convertiti al bio oltre 300 mila ettari e sono passati al bio moltissimi agricoltori, in maggioranza giovani, cresciuti del 20,3% e arrivati a 72.154 unità.
Nel 2016 l’export bio made in Italy ha sfiorato i 2 miliardi di euro , con un peso del 5% sull’export alimentare italiano. In 10 anni l’export bio è cresciuto in valore del 408%. L’Italia è il secondo esportatore di biologico dopo gli USA. Secondo Nomisma nel 2017 il 78% delle famiglie ha acquistato almeno un prodotto bio ed il 47% consuma bio almeno una volta a settimana. Ma anche la cosmesi green ( due immensi padiglioni al SANA) ha successo. Il 9% del fatturato totale dell’intero comparto nazionale : 950 milioni di euro va alla cosmetica.
La crescita porta innegabili benefici ma anche inevitabili contraddizioni ed attira il business. Maschi in nero con hostess veline convivono con veri piccoli agricoltori e storici operatori che vengono dalle origini e non le hanno rinnegate. Il rischio del bio è perdere l’anima e perdersi nel successo. Senza una visione olistica del biologico come cura della terra e cura della società viene meno anche la qualità del prodotto. La qualità infatti nasce da un processo che vede il necessario aspetto economico subordinato ad altri valori,senza i quali non può esistere nessun biologico.
In questa direzione si muove la costruzione dei bio distretti, territori legati a bacini idrografici nei quali il biologico si allarga dall’agricoltura a tutta una comunità territoriale . Vedi Bio distretto della Valle del Simeto in Sicilia e bio distretto in costruzione sul fiume Panaro in Emilia Romagna.
Visitando gli stand aumenta la fiducia. Tanti agricoltori che curano amorevolmente la terra e ricavano prodotti straordinari.Gli stand della regione Sicilia, delle Marche, della Basilicata, della Campania, della Camera di Commercio di Bologna,le decine di agricoltori organizzati da Ecor Natura Si. E tante altre esperienze che creano una biodiversità incredibile di altissima qualità. E che rendono belli e vitali territori ed ambienti umani altrimenti destinati all’inquinamento ed al declino. Abbiamo scelto due esperienze per rendere l’ idea.
Alois Lageder, viticoltore biodinamico dell’Alto Adige -Sud Tirol che ha iniziato qualche decennio fa a convertire la sua azienda e dal 2004 produce con il metodo biodinamico vini di eccelsa qualità. Con una ottantina di viticoltori della zona, anch’essi biodinamici, esporta in Austria, Germania e Stati Uniti d’ America. Ci illustra i metodi biodinamici per aiutare la fertilità e la vita nel terreno e ci racconta che i vigneti hanno bisogno della presenza di animali al pascolo. Quindi in inverno gli allevatori ,che in estate portano il bestiame sulle malghe, lasciano gli animali tra le vigne. E adesso lasciate pure da parte tutto il vostro scetticismo tardo positivista sulla biodinamica e godetevi il vino meraviglioso e meravigliatevi che lo esportino in 50 stati degli USA.
Nuova Cooperazione Organizzata, cosi si chiama in spregio alla Nuova Camorra Organizzata, la realtà di cooperative sociali di Casal di Principe che su terreni confiscati alla camorra coltiva vigneti e ortaggi biologici. Anche i tradizionali altissimi vigneti ( alberata aversana) e non solo. I vini della loro cantina VITEMATTA non hanno nulla da invidiare a vini blasonati.Ed il loro sistema di tracciabilità, garantito dalla Regione rende bene l’idea di rigore e professionalità. Il biologico quindi come visione olistica che unisce la cura della terra con la cura degli esseri umani che la abitano e delle loro relazioni. Con questo spirito si possono affrontare gli inevitabili problemi che la positiva crescita del biologico pone. A cominciare dalle leggi e dai regolamenti che non possono trattare il biologico come un prodotto, quando è un processo, un modo di coltivare la terra. Per non parlare del prezzo pagato agli agricoltori. Anche se quello bio è superiore al prezzo del convenzionale, ancora non risulta equo.
E questo certo per la Grande Distribuzione ma anche perché il cittadino ridotto a consumatore spende sempre meno per il cibo , non comprendendo il suo valore, anche per la sua salute, e consuma prodotti inutili e dannosi. Certamente oggi comprare direttamente in azienda, nei gruppi di acquisto o nei piccoli mercati biologici aiuta i piccoli produttori ,oltre che il proprio bilancio. Anche per controbilanciare il rischio di un biologico ridotto a grandi numeri, a strategie di marketing a posizionamenti di grandi gruppi. Sono in prevalenza giovani gli agricoltori che si convertono al biologico, nonostante le Università di Agraria non prevedano cattedre specifiche. E sono in maggioranza giovani le famiglie che mangiano biologico. Purtroppo manca oggi in Italia una rappresentanza politica coerente di questo mondo. Servirebbero i Verdi nelle istituzioni.
Per approfondimenti sul tema dei Verdi nelle Istituzioni potete trovare l’articolo di Paolo Galletti qui