La nuova forza ecologista di cui abbiamo bisogno

Ovviamente non basterà rinfrescare la facciata. Serve un ripensamento su cosa siamo e vogliamo rappresentare
Il valore ecologista

Serve una generazione che sappia riprendere con forza e coraggio la storia dei Verdi per arrivare alla creazione di un nuovo soggetto politico che veda nella famiglia dei Verdi Europei il proprio approdo naturale.
Era scritto nel manifesto di Cambiamento Ecologista, ed è l’idea che da un anno e mezzo sto cercando di portare avanti – anche assieme a Monica Frassoni – attraverso una serie di incontri che abbiamo organizzato a partire da luglio 2017. Quel primo tentativo si chiamava “E adesso? Il futuro dell’ecologismo in Italia”. Era, ed è, una domanda che ancora mi pongo. Mi fa piacere sentire oggi prese di posizione e tematiche che avevo cercato, nel mio piccolo, di sollevare già allora. Sapete che ero contrarissimo all’alleanza col PD nella lista Insieme, e in generale alla continua ricerca di una figura politica a cui appoggiarsi. Credevo e credo serva discontinuità con le scelte del passato per un soggetto politico che sia autonomo, identificabile ma aperto a collaborazioni e contaminazioni.

Mi sembra, da ciò che ho sentito domenica, che finalmente stiamo prendendo la direzione giusta, che il momento della riflessione ha prodotto e sta producendo la spinta adeguata per il cambiamento che ci serve. Vedremo se i risultati ci daranno ragione, ma in questo lungo percorso – che in realtà non è affatto finito e che anzi sta entrando nel vivo – mi preme ricordare che il Gruppo dei Verdi/ALE al Parlamento Europeo e il Partito dei Verdi Europei è assolutamente dalla nostra parte, ci dà copertura e supporto totale nel tentativo di riportare una forza ecologista rappresentata a tutti i livelli elettivi in Italia. Sono già venuti un paio di volte da noi, e ancora a stretto giro di posta ospiteranno a Bruxelles alcune persone con le quali stiamo immaginando questa nuova forza ecologista di cui abbiamo bisogno.

Serve un momento di discontinuità, l’ho già detto. Non solo una visione nuova, ma anche un’immagine nuova. Scusate se insisto su questo punto, ma purtroppo oggi simbolo e nome dei Verdi non costituiscono più un valore aggiunto, ma una zavorra. L’affetto e l’attaccamento ad essi, comprensibili, non possono superare la consapevolezza che essi siano ormai radicati nella mente degli elettori, come legati a un partito che si occupa solo di ambiente, e con percentuali di consenso marginali.
Ovviamente non basterà rinfrescare la facciata. Serve un ripensamento su cosa siamo e vogliamo rappresentare. Un balzo in avanti che però non deve essere una frattura con la storia dei Verdi, che resterà lì – intoccabile e molto significativa – alla base di questa nuova esperienza. Non si rinnegano trent’anni di battaglie, di successi e di lezioni apprese. Affatto. Ma li si usa per spingersi oltre quei limiti che fino ad ora ci sono stati. Un salto in avanti appunto, senza pesi a frenarci.

Oggi ci troviamo di fronte ad un panorama politico inedito, completamente diverso a quello nel quale ci siamo mossi nei venti anni precedenti. È differente anche il dibattito politico stesso, nei messaggi e nelle modalità. E qui torniamo alla comunicazione: ci sono degli strumenti, relativamente nuovi, che dobbiamo essere in grado di maneggiare al meglio nel più breve tempo possibile. Continuare ad ignorarlo sarebbe suicida. Dobbiamo lavorare con un gruppo di comunicazione forte che ci aiuti a trasmettere all’esterno nella maniera migliore il nostro messaggio. I contenuti li abbiamo, ma è necessario renderli attrattivi, raggiungibili e fruibili ai cittadini che poi voteranno.
Chi governa lo fa con gli slogan? È vero, certamente, ma questo non può costituire un alibi per assentarsi dall’agone politico e rifugiarsi in una nicchia. Noi abbiamo bisogno di imparare a comunicare anche in quella maniera, per poter comunque veicolare il nostro messaggio ad ogni strato della popolazione. Gli esempi ci sono, anche nella nostra famiglia Verde: prendiamo Equo, in Spagna, che in poco tempo s’è aggiornato e ha ottenuto ottimi risultati. O quanto successe pochi anni fa in Francia.

Il nuovo movimento ecologista in Italia deve affondare le sue radici nell’esperienza dei Verdi ma anche e soprattutto agganciarsi ai temi dei verdi europei. Deve rappresentare una possibilità per chiunque pensi che la cultura ecologista possa essere alla base di una nuova rivoluzione culturale e di sistema. Quasi l’80% degli italiani ritiene, come noi, che temi come occupazione e sviluppo economico debbano passare attraverso la tutela dell’ambiente (dati Swg). L’ecologia declinata in tutte le sue forme, non solo all’ambiente: sviluppo, diritti umani, tutela della salute e dell’ambiente e del territorio, sostenibilità e benessere individuale. Sono cose che noi sappiamo bene, ma su cui dobbiamo imparare a costruire una nuova narrazione di una proposta politica alternativa e possibile.

Abbiate coraggio, amici dei Verdi, abbiate la passione e la consapevolezza di fare qualcosa di bello e importante per l’Italia. Il vostro passato non lo può toccare nessuno, l’orgoglio di essere un partito sano con i conti a posto neppure. Bisogna ripartire da lì per costruire una nuova via che non sia contro a nessuno, non vogliamo fare una lista anti-qualcosa: noi abbiamo un’anima vera, radicata. E’ la nostra anima ecologista, ma dobbiamo far capire alla gente che l’ecologismo non si limita alla difesa dell’ambiente. L’ecologismo è un’idea, una cultura, un modo di vivere onnicomprensivo. Riguarda tutto, dall’economia al cibo, dal lavoro allo sviluppo, alla ricerca della felicità delle persone.

Proviamoci!

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