Siccità: energie fossili “bevono” troppa acqua, nel mentre è nuovo record per rinnovabili

In questo momento storico di particolare siccità, ci si precipita subito alla ricerca delle possibili soluzioni per risparmiare l'acqua. In realtà abbiamo una soluzione a portata di mano
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L’estate del 2017 è da registrarsi nei record di quelle più calde e meno piovose, la conseguenza di tutto ciò la vediamo direttamente: c’è una situazione di siccità nel nostro Paese che è largamente diffusa e più della metà delle Regioni sono in emergenza idrica. Si parla costantemente di cose da fare per ridurre, se non risolvere il problema, ma spesso e volentieri si risolve tra uno scarica barile e l’altro senza che le reti idriche fallaci non vengano sistemate, causando una perdita d’acqua pari  a più del 40% . In mancanza di tutto ciò come si potrebbe fare per risparmiare metri cubi di prezioso “oro blu”?

La risposta arriva dal settore della produzione energetica: se in Italia siamo sprovvisti di energia nucleare, già abbiamo un risparmio d’acqua considerevole, visto che è la forma di produzione energetica che spreca più risorse idriche in assoluto. Ma bisogna pensare anche che anche le centrali alimentate da fonti fossili consumano ingenti quantità d’acqua per poter funzionare: ogni anno ne bevono 160 milioni di metri cubi, ovvero (considerando in media un consumo procapite di circa 200 litri al giorno per persona) il fabbisogno annuale d’acqua di circa 2,2 milioni di persone.

Dall‘ANEV (Associazione Nazionale Energia del Vento)  riepilogano la questione in poche parole: l’emergenza acqua che sta colpendo molte Regioni italiane è dovuta in primis ai mutamenti climatici che sostengono una tra le più severe siccità mai registrate, ma anche alla scarsa attenzione verso un’oculata gestione delle risorse ambientali e delle materie prime. Questi fattori messi insieme stanno portando ad una vera è propria crisi ecologica e al rischio di calamità naturale. Oltre agli adeguamenti strutturali e ad una gestione più razionale, è necessario avviare una pianificazione organica di lungo termine anche nel campo dell’approvvigionamento energetico. Uno studio dell’Eea, Agenzia europea dell’ambiente, ha infatti quantificato in circa il 44% dell’acqua usata direttamente ed indirettamente in Europa la quota utilizzata negli impianti termici e nucleari, più di quanto consumato dalla somma del settore industriale e agricolo; quota equivalente al consumo annuale di circa 80 milioni di persone.

La soluzione quindi sembra quasi scontata: per risparmiare acqua è necessario utilizzare fonti di energia rinnovabili, che nel loro processo produttivo non richiedono delle quantità di H2O così rilevanti. Se non basta questo la notizia del 27 luglio ci conferma che lo scorso 21 maggio è stato toccato il massimo picco di produzione di energia elettrica da fonti “verdi” da parte di Terna che con l’effetto combinato di idroelettrico, solare, eolico ha raggiunto l’87% del totale. Terna ha ottenuto questo risultato in seguito alla chiusura di alcune centrali alimentate ad olio combustibile e carbone che ormai erano obsolete e ha dimostrato così che attraverso i giusti efficientamenti a livello di infrastrutture sugli impianti esistenti per la produzione di rinnovabili, tali da rendere sempre minore l’intermittenza dovuta alla natura di questo tipo di energia. A tale proposito è intervenuto il co-portavoce nazionale dei Verdi Angelo Bonelli che ha twittato:

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